Giustizia Tributaria: Grave rinunciare alle udienze da remoto
Fuori la Corte dei Conti
Riforma fiscale: Fissare principi chiari, di valore costituzionale.
Riformare l’Amministrazione finanziaria. Ridurre i costi della compliance che pongono l’Italia 128° al mondo.
Grave rinunciare alle udienze da remoto a favore di un processo documentale, come sostanzialmente si apprende dalla bozza di decreto legge Ristori, approvato ieri dal Consiglio dei ministri.
E nella annunciata riforma fiscale è necessario non ripetere gli stessi errori, aggiungendone di nuovi.
Perché la pressione fiscale, unitamente allo “squilibrio” tra amministrazione finanziaria e contribuente. renderà pressocché impossibile qualsiasi tentativo di ripresa economica.
Gli avvocati tributaristi di Unione nazionale delle Camere degli Avvocati Tributaristi (Uncat) hanno fatto il punto sulla legislazione fiscale a vent’anni dello Statuto del contribuente, che avrebbe dovuto costituire la Magna Charta del patto fiscale tra cittadini e Stato ma è rimasto sotto molti aspetti inattuato.
L’occasione è stata il convegno “Vent’anni dallo Statuto del contribuente. E’ il tempo della riforma tributaria?”, promosso da Uncat e Camera Tributaria di Palermo, con la Regione Sicilia, al quale ha partecipato il direttore Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini.
Dal 2000, prima e durante la pandemia, il legislatore ha letteralmente sommerso i contribuenti, imprese e privati, con una legislazione continuamente emergenziale.
Con questi risultati: nel nostro paese, i secondo le più recenti ed attendibili stime il “total tax & contribution rate”, e cioè il carico fiscale e contributivo complessivo delle imprese, è pari al 59,1 %, ( dato riferito al 2018) tra i più alti a livello mondiale. Nel rapporto annuale predisposto sul tema dei costi della compliance dalla world bank group e dalla pwc ( paying taxes 2020 – con riferimento al 2018) l’Italia si colloca al 128° posto su 190 paesi del mondo analizzati.
“E’ necessario dare rilievo costituzionale alle norme dello Statuto, il cui grande valore è stato quello di rompere col metodo casistico e introdurre principi generali nell’ordinamento fiscale”, ha aperto i lavori il presidente Antonio Damascelli che ha ricordato che oggi si festeggia anche la nascita di Uncat e la istituzione della sezione tributaria della Corte di Cassazione. “In ordine alle misure urgenti relative allo svolgimento del processo tributario, la bozza diffusa ieri è assai deludente non solo per le farraginose e generiche precondizioni che dovrebbero autorizzare i singoli presidenti ad adottare il “rito da remoto”, con conseguenti provvedimenti a macchia di leopardo ma, soprattutto, perché è lo stesso legislatore ad essere consapevole dell’impraticabilità allo stato attuale del processo da remoto per le deficienze degli strumenti di accesso da parte degli stessi uffici giudiziari. Sicchè, invece di spingere perché questa modalità sia concretamente applicabile, si reitera un impianto tecnico che non può funzionare nell’immediato ed è illusorio. L’opzione della trattazione scritta diventa, pertanto, non più una facoltà bensì l’unico sbocco nell’attuale momento. Tanto valeva pensare ad una disciplina compiuta che salvaguardasse meglio, nell’emergenza, anche il diritto di difesa”.
Il vicepresidente Angelo Cuva ha evidenziato come il momento attuale impone delle riflessioni urgenti sulla legislazione emergenziale e successivamente la riforma tributaria.
Sul primo punto, è emersa la sua inadeguatezza che non è stata in grado di produrre effetti immediati in termini di risorse finanziarie e di idonee agevolazioni fiscali e andrebbe “radicalmente rivista. Si annunciano e ipotizzano interventi in una fase successiva ( si fa riferimento a una riforma tributaria da definire entro due-tre anni) non dando così rilievo al fattore tempo che, invece, è fondamentale per i provvedimenti emergenziali, costituendo la condizione della loro efficacia e senza la quale essi rischiano di giungere come la “medicina lungamente elaborata per un ammalato già morto”.
Con riguardo alla riforma tributaria, risulta pregiudiziale una riforma dell’amministrazione finanziaria: in Italia il “costo della compliance”( e cioè dell’adempimento fiscale spontaneo) è particolarmente elevato: l’Italia si colloca al 128° posto su 190 paesi del mondo analizzati.
In questo quadro di riforme attese, perno centrale deve essere la riforma della giustizia tributaria, sul quale Uncat si è già spesa con un progetto articolato e organico che ha già ricevuto apprezzamenti politici e tecnici. Progetto molto lontano da una eventuale migrazione della giurisdizione tributaria alla Corte dei conti, che registra in netto no da parte di Uncat.
Per rilanciare la compliance, strumento utile sono la istituzionalizzazione dei Tavoli per la compliance, iniziativa già realizzata proficuamente in Sicilia dal Garante del contribuente, che chiama in causa la volontà dell’Agenzia delle Entrate