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Geografia Giudiziaria Tributaria: Evitare una vera e propria amputazione della Giustizia

L’Uncat  – l’Unione nazionale delle Camere degli avvocati tributaristi – esprime apprezzamento per la recente delibera del Consiglio Nazionale Forense, che richiama l’urgenza di una riflessione attenta sulla revisione della geografia delle Corte tributarie.
La delibera è in linea con l’articolato documento di analisi che Uncat ha consegnato a febbraio scorso al Consiglio di presidenza della Giustizia Tributaria, come contributo di analisi tecnica e giuridica per l’approfondimento istruttorio del gruppo di lavoro, istituito ad hoc in seno al Cpgt.
Non solo. Uncat ha avviato un monitoraggio presso tutte le sedi delle Camere tributarie locali per raccogliere le condizioni  e il carico di lavoro presso le Corti e i collegamenti di trasporto.

In particolare, nel documento Uncat chiede all’organo di autogoverno CPGT di attuare tutte le iniziative necessarie a conseguire una riforma della geografia giudiziaria tributaria attraverso la definizione di criteri che soddisfino il dettato costituzionale ed europeo e i principi della Legge Delega n. 111/2023, “ affinché tutti i cittadini/contribuenti possano ricorrere con fiducia alla Giustizia tributaria”.

Uncat è consapevole dell’esigenza di ridurre i costi di gestione – stimati in 700 milioni di euro nel prossimo triennio – e di adeguare il sistema alla riforma della Giustizia Tributaria investendo su giudici professionali, ma “il taglio dei 2/3 delle Corti sembra essere un’amputazione del settore della Giustizia Tributaria più che un’operazione volta a migliorarla”, compromettendone l’accesso dei cittadini.

La progressiva digitalizzazione del Processo tributario, che riguarda sia la gestione amministrativa dei fascicoli che la tenuta delle udienze da remoto, d’altra parte, non sarà in grado, di per sé, di superare l’effetto che una tale designazione delle competenze territoriali potrebbe comportare in termini di lesione di diritti costituzionalmente garantiti, senza dimenticare che una tale riduzione comporterà, specie nelle zone con il più alto indice di ricorsi ad un ingolfamento delle Corti -sopravvissute- che dovranno gestire carichi di lavoro notevolmente più gravosi con un rallentamento dei tempi di giustizia.

Né il richiamo normativo volto anche alla valutazione degli uffici impositori e di riscossione presenti sul territorio deve far passare in secondo piano il fatto che sia necessario comprendere come mai l’incidenza del contenzioso in determinate zone sia esponenziale, e come mai sembri esistere una geografia fiscale disomogenea -a questo punto certificata dal Mef- in termini di atti che necessitano del vaglio giurisdizionale. La nota Uncat conclude evidenziando che la Giustizia Tributaria, che muove un valore complessivo di circa 23,2 miliardi di euro, secondo i dati  Mef sul valore delle controversie nel 2023, necessiterebbe di un apporto di maggiori risorse per poter rendere davvero efficiente il sistema processuale, “ed invece assistiamo ad un incremento degli investimenti nell’apparato delle Agenzie Fiscali, anch’esse sotto la gestione del Mef, ed una perpetua sottrazione di risorse nella gestione del Processo tributario, a partire dal numero di Giudici previsti per la gestione del contenzioso di primo grado, pari a soli 448, un numero talmente esiguo da far pensare che la giustizia predittiva sia davvero dietro l’angolo”.